Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

martedì 12 novembre 2013

Nemesi prostatica

Chi legge di tanto in tanto ciò che appare sulle pagine di questo blog conosce il livello di cialtroneria che caratterizza da sempre il mio modo di essere e di scrivere, e sa anche quanta becera ironia s’inanella nei racconti più o meno personali e nei commenti alle notizie di stampa più o meno affidabili. Spesso ad esempio, e non lo nego, mi è venuto fin troppo facile strappare un sorriso (quando va bene…) scrivendo di difetti fisici, malanni cronici e tribolazioni sanitarie varie: è un po’ la brutta imitazione di ciò che accade nelle scene comiche dei film, là dove un povero disgraziato (tipo un sacerdote) scivola sulla classica buccia di banana, e subito gli s’avvicina un passante che gli chiede con finta apprensione: “Come si sente? L’osso sacro?”.
Da anni ormai il cavallo di battaglia di questo scrivere da guitto è l’incontinenza, di ogni ordine e grado. Tra le pagine del libro Sulle orme di Francesco, tanto per dirne una vi si legge:
Uno degli argomenti più gettonati era il nostro stato di salute: c’era chi parlava di colesterolo alto, chi di pressione fuori controllo, chi ancora di dolori reumatici. Scattavano subito consigli reciproci su medicinali e terapie, compreso dosaggi e giorni di trattamento: sembrava un congresso di medicina geriatrica. In quei momenti particolari, in cui la serietà lasciava sovente campo all’ilarità - in fondo ridere delle cose che ci spaventano è il miglior modo per esorcizzarle - , sentivo il dovere di dare il mio contributo: “Sapete, è da un po’ che mi corre sempre il bisogno di mingere…”. “È la prostata - rispondeva prontamente Davide - , devi andare dall’urologo: io sono anni che vado ormai”. “Scusa Davide, ma tu non hai la mia età? Già dall’urologo? Sai, speravo di andarci tra qualche annetto”. “Eh caro mio, è meglio essere prudenti: e poi non è mica così terribile la visita, sai. Non te ne accorgi nemmeno. Comunque tu, per non sbagliare, calati un Peridon di tanto in tanto: male non fa”.
Ecco, appunto, la prostata…! Ora è capitato che qualche giorno fa è venuto a trovarmi a casa mio fratello, ed è venuto in bicicletta. La bicicletta, per inciso gliel’ho regalata io un paio d’anni fa: fosse stato per lui, da buon sedentario patologico qual’egli è, non avrebbe mai fatto un acquisto di questo genere. Ovviamente la bicicletta era in pessime condizioni (sporca, gomme a terra, catena cigolante etc…) e così ho pensato bene di mettergliela a punto. Tra una pompatina e una spruzzata di olio lubrificante, mi sono accorto che la sella era estremamente dura e scomoda, e mosso da spirito fraterno, mi sono arrogato il diritto di sostituirgliela. Ho preso dunque la sella della mia city-bike (bicicletta che utilizzo raramente) e l’ho montata al posto della sua. E viceversa. Un paio di giorni dopo però, sono uscito per una sgambata con la suddetta city-bike… e, a conti fatti, non è stata una buona idea. Al ritorno accusavo uno strano fastidio alla zona perineale (che per in non addetti ai lavori è quella zona delicatissima che si trova tra lo scroto e l’ano… con rispetto parlando…). La brutta faccenda è andata avanti per circa due settimane, e a tutt’oggi non è ancora risolta del tutto. Ne scrivo solo perché da un paio di giorni sono riuscito a “riveder le stelle”: fossi stato ancora in alto mare, non credo che sarei qui a disquisirne. Ad ogni modo, per giorni ho cercato di capire cosa stesse succedendo, e solo con un ritardo clamoroso ho realizzato che si trattava di un’infiammazione da trauma (o da stress) della prostata. Almeno così credo. D’altra parte la sintomatologia era quella: stimolo urinario estremamente ravvicinato (altresì detto “pisciarola”), bruciore all’atto della minzione, intorpidimento dell’apparato uro-genitale, senso di gonfiore nelle parti basse, qualche brivido di freddo improvviso. Ho provato ad assumere qualche antinfiammatorio: niente da fare; mio padre mi ha passato sottobanco una pozione per l’ipertrofia prostatica: peggio che andar di notte. Alla fine, in assenza di miglioramento, mi sono deciso a consultare il medico curante. Due ore e trenta minuti di anticamera nella sala d’attesa dei disgraziatissimi mutuati. Quando finalmente è giunto il mio turno, mi sono accomodato (con molta attenzione…) davanti al dottore e gli ho spiegato ciò che era accaduto. Alle mie parole “mi sembra di avere un limone sotto lo scroto” (avrei voluto dire “un melone” ma mi sembrava esagerato) il dottore mi ha guardato come fossi un marziano appena sceso dalla navicella. Poi, dopo avermi chiesto l’età, mi ha fissato a lungo con grande scetticismo e diffidenza. Come se avesse davanti a se una specie di mitomane. A seguire, come illuminato d’improvviso, ha puntato il computer ed ha battuto qualcosa sulla tastiera. Ne sono venute fuori due prescrizioni: ecografia trans-rettale, più visita neurologica (lapsus freudiano prontamente corretto con visita urologica). Io ero in balia completa degli eventi, e non ho realizzato prontamente la gravità di quel pronunciamento: soprattutto del primo. La sera stessa ho chiamato un mio caro amico di Roma, ed essendo egli sfortunatamente esperto della materia, ho chiesto chiarimenti e consigli. Ed è stato allora che ho compreso appieno ogni singolo dettaglio degli esami diagnostici a cui mi accingevo ad andare incontro…! Sarà un caso, ma da quel preciso momento ho cominciato ad avvertire un miglioramento della mia condizione che non reputo eccessivo definire prodigioso. Il giorno successivo ho provato a prenotare l’ecografia, ma la prima data utile era a gennaio: troppo in là. Anche qui parrà strano, ma non mi è affatto dispiaciuta la notizia…! Tornato dal dottore ho riferito il tutto e questi mi ha prescritto una semplice ecografia all’addome inferiore: decisamente più simpatica e meno “invasiva” della precedente. E così domani, nonostante la criticità sia quasi del tutto rientrata, mi sottoporrò a tale indagine.
Come sono stato in questi giorni? Decisamente male, soprattutto a livello psicologico. È strano a dirsi, ma per sentirsi uno straccio basta davvero un’inezia: si perdono le certezze, si cade in preda all’angoscia, si perde il sonno, c’è inappetenza. Nel mio caso, peraltro, non c’è neanche la possibilità di trovar conforto nell’alcol, essendo quest’ultimo tassativamente controindicato per tale patologia. Ecco, tutto questo per dire che è facile fare ironia sulle malattie altrui, ma quando ci si trova da quest’altra parte della staccionata le cose cambiano. Cosa vuol dire questo in soldoni? Che non ci occuperemo più di tali argomenti? Scordatevelo: anzi, proprio perché abbiamo sondato le profondità della natura umana, ancora di più potremo – quando e se sarà il caso – trattarne con più competenza. D’altra parte si sa, ridere è la miglior medicina che esista al mondo.

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