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Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 7 novembre 2013

I valori degli italiani

Nel lontano 1976, Erich Fromm dava alle stampe Avere o essere. Secondo il sociologo tedesco, una società che ha come stella polare l’essere sarà imperniata sulle persone; al contrario, una società che punta tutto sull’avere, sarà imperniata sulle cose: sete di denaro, fama, potere etc…!
L’aut-aut tra avere ed essere non è un’alternativa che si imponga al comune buon senso. Sembrerebbe che l’avere costituisca una normale funzione della nostra esistenza, nel senso che, per vivere, dobbiamo avere oggetti. Inoltre, dobbiamo avere cose per poterne godere. In una cultura nella quale la meta suprema sia l’avere — e anzi l’avere sempre più — e in cui sia possibile parlare di qualcuno come una persona che «vale un milione di dollari», come può esserci un’alternativa tra avere ed essere? Si direbbe, al contrario, che l’essenza vera dell’essere sia l’avere; che, se uno non ha nulla, non è nulla.
Nell’ultima parte del trattato vi sono alcune ricette per uscire da questa triste situazione: alcune di queste appaiono di una sorprendente attualità… Bisogna metter fine all’attuale situazione, in forza della quale un’economia sana è possibile solo a prezzo della condizione patologica degli esseri umani. Il primo decisivo passo verso tale meta è che la produzione sia organizzata ai fini di un “consumo sano”. Tutti i metodi di lavaggio del cervello usati dalla propaganda politica e dalla pubblicità industriale devono essere messi al bando. Lo iato tra nazioni ricche e nazioni povere deve essere colmato. Molti dei mali delle attuali società scompariranno con l’introduzione di un reddito minimo garantito: gli esseri umani hanno un incondizionato diritto a vivere, indipendentemente dal fatto che compiano o meno il loro “dovere verso la società”.
Sono passati quasi quarant’anni da che Fromm scriveva queste osservazioni, eppure pare che la situazione non solo non sia migliorata, ma anzi sia peggiorata. La crisi economica non ha fatto che accentuare lo stato di ansia delle persone, l’isolamento degli individui, la paura e la diffidenza verso il futuro. Ed inoltre, a differenza di quei lontani anni ’70, oggi quello che è venuto meno è addirittura la speranza. D’altra parte questa è la prima generazione che si trova a vivere in condizioni peggiori di quella precedente: ed è probabilmente la prima volta nella storia dell’Umanità. Fromm diceva che per abbandonare lo stato dell’avere e raggiungere quello più evoluto dell’essere, bisogna cambiare la società, puntare su valori condivisi, su altruismo, solidarietà, partecipazione attiva. Fino a che non ci fosse stato questa presa di coscienza, ognuno avrebbe continuato a pensare al proprio particolare, alla competizione, all’accaparramento patologico, al solipsismo. Dovendo tirare qualche somma, verrebbe da dire: “Ne abbiamo ancora di strada…”. Stamane tuttavia, è apparso sui giornali l’indagine Censis “I valori degli italiani 2013”. A quanto pare c’è ancora speranza. Ecco come apre l’articolo pubblicato da Avvenire:
Che cosa spinge gli italiani a cercare ogni giorno la propria realizzazione? Se fino a oggi la risposta doveva essere cercata alla voce «individualismo» oppure ad altre come «egoismo» o «competizione», in un futuro più prossimo di quanto non si creda la ricerca dovrebbe essere indirizzata in altre direzioni: «socialità, altruismo, collaborazione». In una parola «i valori». È per alcuni versi sorprendente il quadro che emerge da una indagine del Censis, presentata ieri a Roma, sotto il titolo I valori degli italiani 2013, il ritorno del pendolo. Indagine che potrebbe essere riassunta come segue: «L’egoismo è stanco, cresce la voglia di ritrovare l’altro. Cittadini preoccupati, ma non disperati». E allora che c’entra l’immagine del pendolo? Lo ha spiegato Giulio De Rita, ricercatore del Centro, presentando i dati: «I numeri dicono che la crisi antropologica ha consumato il suo slancio. Ma questo non vuol dire che l’egoismo, la passività, l’irresponsabilità, il materialismo stiano improvvisamente svanendo. Anzi sono al loro punto massimo, ma mostrano di non avere la forza necessaria per andare oltre». Di qui la metafora del pendolo. «Le energie per un’inversione di rotta ci sono tutte, ma si tratta di un’energia potenziale, che ancora non si è attivata e che è impossibile sapere dove ci porterà», ha chiosato De Rita. Tuttavia la speranza che il classico bicchiere attualmente mezzo pieno si riempia completamente esiste eccome.

L’articolo completo: http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/censis-italiani-altristi-e-motivati-cresce-la-fiducia.aspx

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