Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

venerdì 12 aprile 2013

Ricerche, sondaggi e opinioni per un fine settimana da leoni (o da fresconi...)

E per chiudere la settimana ecco pronta una bella lista di news tutta da leccarsi le dita. Partiamo subito con una ricerca condotta dal Centro Studi e documentazione della compagnia assicurativa Direct Line: un italiano su sette dichiara di aver compiuto atti di vandalismo come ritorsione contro qualcuno. Nella maggior parte dei casi si tratta di vendette personali contro ex-fidanzati/e, vicini rumorosi, colleghi rompicoglioni e altri automobilisti che fanno strame del codice della strada e delle buone manieri. E quali sono le parti più “attenzionate” dai vandali? Carrozzeria, specchietti retrovisori e tergicristalli. Buone percentuali anche per vetri e gomme. Ad essere sinceri, anche a me è capitato più di una volta di pensare ad un gesto di questo tipo: quando trovi delle vetture parcheggiare sulle piste ciclabili, oppure in doppia fila o anche sulle strisce pedonali, ti vie sì la voglia di reagire con violenza. Anche perché, a dirla tutta, non sempre si riesce ad avere adeguata tutela da vigili e forze dell’ordine. Una volta, ricordo, mi capitò di parcheggiare in zona Porta Nuova, a Milano. Al mio ritorno trovai un’automobile in doppia fila che ostruiva completamente la mia uscita. Cominciai a suonare il clacson come un dannato, imprecando come un malato di mente del manicomio di Cogoleto. Niente di niente. All’improvviso mi si avvicinò un vigile con il libretto delle contravvenzioni in mano. «Lei sta arrecando disturbo alla cittadinanza…». «Come dice, scusi» - risposi. Non credevo alle mie orecchie. «Con il suo clacson…». Cercai di spiegargli che ero bloccato da mezzora per via di quella macchina in seconda fila. Riuscii a stento ad evitare la multa, ma alla mia richiesta di aiuto per quella triste situazione, il vigile rispose assai opportunamente: «Faccia così, vada a dare un’occhiata nei negozi della via, provi a chiedere di chi è questo suv e vedrà che troverà il suo autista». Ora io non è che pretendessi subito un carro-attrezzi, ci mancherebbe, siamo pur sempre in Italia e i mezzi sono pochi, malridotti e con poca benzina nei serbatoi, ma almeno mi sarei aspettato che quel solerte tutore dell’ordine, così pronto a sanzionarmi per la mia clacsonata, elevasse una contravvenzione per divieto di sosta a quel fottuto fuoristrada. E invece nulla. Davvero mi venne una gran voglia di spaccare qualcosa…!

E passiamo alla notizia numero due. Un recente sondaggio condotto da Infojobs, il portale che si occupa di ricerche di lavoro, afferma che quasi la metà degli intervistati (47,4 per cento) dichiara di avere un buon rapporto con i propri colleghi di lavoro. Un intervistato su tre viceversa sostiene di coltivare buoni rapporti solo con le persone che sentono più vicine, mentre il 18 per cento confessa di avere relazioni formali e puramente professionali. Solo il 2 per cento del campione dichiara di incorrere spesso in litigi o situazioni conflittuali. Bah, che dire: o io mi sono trovato sempre nei posti sbagliati, nel momento sbagliato, o qui c’è qualcuno che non dice tutta la verità. Nella mia carriera lavorativa ho affrontato licenziamenti in tronco, espulsioni, dimissioni con litigate furiose, scazzottate.
Ma andiamo avanti: per un intervistato su due l’amicizia tra colleghi influisce positivamente sul rendimento lavorativo. Ed anche qui ci sarebbe qualcosa da obiettare: come la mettiamo se due amici, all’improvviso, si trovano in disaccordo o in contrasto su una questione di primaria importanza? O nel caso in cui, uno dei due venga promosso e s’instauri un rapporto gerarchico tra loro? E ancora: oltre la metà degli intervistati che ha allacciato amicizie sul luogo di lavoro dichiara che queste si sono poi rivelate esclusivamente “rapporti di interesse”. Caspita. Allora non è poi così sbagliato dire che l’amicizia uno se la sceglie…!

Ed eccoci alla notizia numero tre. Stando ai dati raccolti ed elaborati dalla Temple University di Philadelphia, sembrerebbe che nei quartieri in cui vi è tanto verde pubblico, il tasso di criminalità è più basso rispetto ad altre zone della città. Accipicchia, e noi sciocchi, che abbiamo sempre pensato che nei parchetti e nei giardini comunali si annidassero delinquenti, drogati e spacciatori, nascosti dal fitto della vegetazione. Secondo i ricercatori, il fruire di verde pubblico crea le basi per una convivenza migliore: maggiore interazione sociale, maggior senso di appartenenza, più cura e rispetto per gli spazi pubblici. Da ciò ne deriverebbe una maggior vigilanza, controllo e occupazione dei luoghi comuni da parte dei cittadini e di conseguenza un restringimento degli spazi e delle opportunità per la criminalità. Quanto mi piacerebbe che tutto ciò fosse vero…!

E passiamo ad un nuovo argomento. La Commissione britannica per l’eguaglianza e i diritti umani, ha da poco emanato un documento in cui vi si legge che, il veganesimo e le convinzioni ecologiche sono equiparate alle fedi religiose sul posto di lavoro. E come tali vanno assolutamente rispettate ed anzi promosse. Tale elaborato si poggia su una serie di recenti sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che hanno preso in esame specifiche convinzioni da cui discendono determinati comportamenti e abitudini di appartenenti a religioni diverse. A sto punto, se un vegano decidesse di rifiutare una sedia in pelle (anche non umana), il datore di lavoro sarebbe costretto a fornirgliene una in legno e paglia. Idem nel caso in cui un ecologista si rifiutasse di prendere l’aereo per un appuntamento di lavoro, dato che le emissioni prodotte da tale mezzo di trasporto sono nocive e massicce. Non è dato sapere se il datore di lavoro in questo caso è tenuto o meno a fornire quadrupede e biroccino al dipendente. In ogni caso, fa sapere la Commissione, che tale documento non ha forza di legge, ma intende solo fornire indicazioni e suggerimenti per una migliore convivenza civile. Auguri.

Ed ora occupiamoci di una notizia decisamente più leggera: non indossare il reggiseno o portarlo solo di tanto in tanto non solo non fa cadere i seni, ma anzi aiuta a tenerli su. Ma dai, questa è veramente sensazionale. Eppure si sa che l’effetto gravitazionale, col tempo, tende a portare verso il basso tutto ciò che un tempo si trovava turgidamente in alto. Problema comune non solo alle donne, direi, ma anche agli uomini. Non per niente, da ormai molti decenni, le classiche mutande modello boxer - quelle che lasciavano grande libertà “d’opinione” - sono state sostituite da agghiaccianti slip contenitivi. Per non parlare degli orrendissimi sospensori. Eppure, a sentire alcuni studiosi francesi dell’Ospedale di Besancon, che da quindici anni seguono i casi di 130 donne, i seni privi di sostegno non avrebbero alcuna tendenza a ricadere col passare degli anni. Al contrario invece, lasciarli liberi e in balia degli eventi, li aiuterebbe a restare alti e a mantenersi meglio. Bon, da domani tutte le donne sono invitate a disfarsi di quell’inutile e deleterio indumento intimo. E con l’arrivo dell’estate, via libera al topless cittadino.

E per concludere la notizia balenga: Just Eat, il colosso mondiale della consegna a domicilio, ha realizzato un’indagine per sondare gli usi alternativi che se ne fa della cucina. Dai risultati emergerebbe che per otto italiani su dieci è questa la stanza che più di ogni altra, soprattutto tra gli uomini, accende fantasie e desideri erotici. Il sondaggio ha chiesto ai propri utenti anche quali siano le posizioni preferite per un incontro d’amore in questa nuova alcova del piacere, e questa è la classifica: al primo posto troviamo la posizione dello chef (26,5 per cento) - a quanto pare molto amata dalle donne; sulla piazza d’onore la posizione dell’impastatore (???); sul terzo gradino quella del lavapiatti (???????). In fondo alla classifica la posizione del salumiere, del pizzaiolo, dell’aiuto-cuoco e del fattorino. Chi avesse contezza di qualcosa di tutto ciò è pregato di comunicarlo urgentemente alla redazione. Grazie.

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