Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

venerdì 25 gennaio 2013

Perché le flatulenze puzzano? Per i sordi

Tra tutti i deficit psico-fisici che possono colpire gli esseri umani, soprattutto in età avanzata, ce n’è uno che da sempre porta con se un qualcosa di estremamente comico, suo malgrado. La cecità viene accompagnata perlopiù dalla compassione, il mutismo dal disagio comunicativo, le disabilità motorie da un senso di empatia che spinge a prestare aiuto incondizionato, spesso con equivoci tragicamente indesiderati: «Signora, mi dia il braccio che l’aiuto ad attraversare». «Farabutto che non sei altro, togli le mani dalla mia borsetta…». E giù una bastonata tra capo e collo.
La sordità invece, forse perché considerata da sempre un’invalidità minore se paragonata ad altre ben più importanti, si associa all’ilarità, alla risata. Il sordo, per natura, fa ridere. Purtroppo per lui. Quanto cinismo, mi direte…! Capisco, ma infondo è la verità. E perché mai si reagisce in questa maniera di fronte alle persone che sentono poco o non sentono affatto? Perché, oltre a come detto sopra, vale a dire l’idea che si tratti di una disabilità minore, si associa grossolanamente la carenza d’udito alla carenza intellettiva: colui che non afferra le parole, che non capisce ciò che gli si dice, o peggio che travisa il senso di una frase, provoca all’istante un riso spontaneo nella persona che gli sta di fronte. Per un sordo, o aspirante sordo, niente è più insidioso delle assonanze maligne. Un po’ come quando udiamo una lingua sconosciuta e restiamo con il sorrisino ebete a mezz’aria. Quante volte il teatro, o anche il cinema, ha messo in scena il prototipo del classico sordo, munito di cornetto acustico in ottone, voce esageratamente alta e reputazione pari a quella dello “scemo del paese”. Paolo Villaggio in un suo libro scrive: “La cecità e la sordità sono due gravi menomazioni. Ma se per la cecità le compagnie assicurative pagano gli indennizzi più alti, i sordi ricevono quelli più bassi. I ciechi di guerra sono eroi e hanno diritto a medaglie d’oro, accompagnatori, bastoni bianchi e cani lupo. Non ci sono i sordi di guerra e, durante le premiazioni dei ciechi, in campo lungo, quei disgraziati vengono travolti da filobus molto silenziosi, suscitando solo risate”.
Qualche tempo fa mio padre mi riferì di un incontro avuto con un vecchio del paese. Si conoscevano di vista da diversi anni, ma non erano mai andati oltre un semplice saluto. E così un bel giorno, dato che mio padre è una persona spiccatamente portata al dialogo, decise di fermarsi a “fare due parole”, come si usa dire nel cremasco. Gli ci vollero un paio di battute per rendersi conto che il poveretto era sordo come una campana stonata. E per di più parlava un dialetto strettissimo della bassa che mio padre non riusciva minimamente ad intendere. Se parlava mio padre, questi non lo sentiva; se parlava il vecchio, mio padre non lo capiva. Quando si dice l’incomunicabilità…! Ma strano a dirsi, nonostante l’enorme barriera comunicativa, la chiacchierata pare che andò avanti per un bel pezzo. Di cosa mai avranno discusso, lo sanno appena loro. Dubito seriamente tuttavia che abbiano parlato dello stesso argomento.
Ora dagli Stati Uniti arriva uno studio che mette in correlazione i problemi di udito con il declino cognitivo. I ricercatori della Johns Hopkins University hanno seguito per sei anni circa duemila soggetti anziani e sono giunti alla conclusione che vi sarebbe un collegamento tra la sordità o la perdita di udito e il restringimento del cervello, che causerebbe la demenza. In sostanza dunque, oltre ad un peggioramento della qualità della vita, i sordi andrebbero incontro anche ad un precoce declino cognitivo. “L’isolamento sociale – afferma il dottor Frank Lin, coordinatore dello studio – può essere una delle cause del maggiore declino cognitivo, per via della mancata interazione con gli altri e della riduzione delle conversazioni cui si va incontro”. Da ciò ne deriva che “curare l’udito può non solo migliorare le interazioni sociali, ma può anche proteggere da un declino cognitivo precoce e più rapido”.
A questo punto che dire, non appena ci dovessimo accorgere di avere qualche problemino d’udito – tipo se i vicini cominciano a picchiare nel muro alle due di notte, o se qualcuno per attirare la nostra attenzione ci bussa sulla spalla – , cerchiamo di correre subito ai ripari. Ne va anche della nostra salute cerebrale. Oltretutto oggi la tecnologia ci mette a disposizione apparecchiature molto efficaci e quasi invisibili: poco più di un fagiolo nell’orifizio nobile e tutto torna come prima. Almeno così sostiene Lino Banfi.
Nessuno più sarà privato del piacere dell’ascolto, nessuno più si sentirà isolato nella sua campana di vetro, nessuno più dovrà gridare per farsi udire. Che meraviglia.
Certo però il mondo senza sordi non sarà più lo stesso, sarà forse un po’ più triste. Pazienza, ce ne faremo una ragione.

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