Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 25 ottobre 2012

Vuoi conquistare una donna? Regala dei fiori.

Uno studio condotto dall’Università della Bretagna del Sud - e pubblicato su Psychology Press - ha scoperto che per convincere una donna a cedere a una proposta galante basta corteggiarla in un giardino, su un balcone, in una serra, anche in un negozio. Purché nei paraggi ci siano dei fiori. Per raggiungere questi mirabolanti risultati, l’equipe di studiosi guidati dallo psicologo Nicolas Gueguen, hanno rinchiuso 46 giovani donne in due sale in cui veniva proiettato un video nel quale un uomo parlava di se. Metà di costoro si trovavano in una saletta adorna di fiori, l’altra metà in una completamente spoglia. La quasi totalità del primo gruppo a domanda rispondeva di trovare l’uomo del video molto attraente. Nel secondo gruppo invece solo la metà delle ragazze rispondevano affermativamente. Ma siccome gli studiosi alle volte sono tignosi, hanno pensato bene di compiere un secondo esperimento: a cinque attori - perlopiù bellocci, s’intende - è stato chiesto di fermare delle giovani per strada, in prossimità di fiorai o altri esercizi commerciali, per proporre loro un appuntamento galante. Ed anche qui il risultato è stato strabiliante.
Come prima cosa occorre rilevare che nessuna delle abbordate ha reagito con uno schiaffone a tutto braccio. Il che è già un gran bel risultato date le premesse. E poi la ricerca ha appurato che i maggiori risultati, in termini “acchiappeschi”, si sono ottenuti, come volevasi dimostrare, davanti ai fiorai. Scarsi invece i successi registrati davanti alle macellerie, alle pescherie e alle botteghe dei ciabattini. Perbacco, verrebbe da commentare. “I fiori sono da sempre associati all’amore, quindi è probabile che ben predispongano la donna” - argomenta Richard Wiseman, psicologo dell’università dell’Hertfordshire, famoso per le sue ricerche sulla scienza dell’attrazione. “E’ lo stesso meccanismo inconscio che scatta quando sentiamo parlare di vecchiaia: automaticamente subito dopo camminiamo più piano. Ma secondo Wiseman la spiegazione, per i fiori, è ancora più complessa: “Profumano, sono belli, mettono di buon umore. E quando ti senti di buon umore sei più creativo, socievole, generoso e predisposto a trovare qualcuno attraente”. In altre parole, volendo generalizzare, l’ambiente e le situazioni condizionano i nostri comportamenti. Per esempio, anni fa il mio amico Andrea C. fu operato per una ciste anale. Quando andai a trovarlo aveva già ripreso a camminare, ma la sua, capirete, era un’andatura non proprio perfetta. Un passo dietro l’altro, incedeva lentissimo, e come se avesse nella parte posteriore delle mutande una trota salmonata. Non ci misi molto, senza accorgermene, a prendere la sua stessa andatura: passeggiavamo braccio sotto braccio lungo il corridoio dei lungo-degenti, ondeggiando come navi al vento, e sostenendoci reciprocamente. Quando poi Andrea, che era ancora mezzo rincoglionito per effetto dell’anestesia, si accorse che la mia era una presa per il..., per i fondelli, mi rimbrottò aspramente. E ci mancò poco che mi mandasse via a badilate. Anche, e soprattutto, perché metà ospedale ci guardava e rideva. Ma tornando ai fiori e a questa esimia ricerca, mi torna in mente un episodio della mia gioventù. In compagnia c’era un tale di nome Alberto. Era davvero un personaggio, amava i Beatles e un po’ anche i Rolling Stones, andava in giro con una Bentley del ‘63, vestiva alla moda inglese. Insomma, era un vero dandy. Un periodo si mise in testa di conquistare il cuore di Flora, una ragazza di qualche anno più giovane di lui. I due si frequentarono per un periodo grazie alle uscite di gruppo. Flora a dire il vero non aveva grande interesse verso di lui, ben altri erano i suoi obiettivi. Ad ogni modo, sapete com’è l’animo umano - soprattutto quello maschile - ad Alberto bastava uno sguardo, una pacca sulla mano, un sorriso per girare ore e ore di lungometraggi nella sua testolina. E così, un bel giorno, Alberto si armò di buone intenzioni e scese in strada. Aveva indossato la sua camicia più croccante, scarpe di cuoio inglese finemente lavorate, Acqua di Colonia a litri. Si fermò dal fioraio all’angolo e cominciò ad aggirarsi spaesato tra gigli e violette. Il bottegaio si offrì di aiutarlo proponendogli diverse soluzioni. Niente, non c’era niente che lo soddisfaceva. Dopo circa novanta minuti abbondanti finalmente la porta del fioraio si aprì: ciò che ne sortì era qualcosa di molto prossimo ad una serra ambulante. Un’enorme massa di inflorescenze adorne di rose rosse scarlatte - gambo lungo - lo ricoprivano completamente e ad ogni passo il disgraziato rischiava di schiantarsi al suolo. Non ci volle molto perché i passanti si accorgessero di quello strano fenomeno. Qualcuno cominciò a seguirlo per la curiosità. In breve una folla di perdigiorno e sfaccendati si mise alle sue calcagna. Alberto si era accorto di tutto ma faceva finta di niente. La notizia si sparse a macchia d’olio per la città e così anche noi, suoi amici più stretti, ci precipitammo alla processione. La scena era veramente agghiacciante. Come Dio volle, Alberto riuscì a raggiungere l’abitazione di Flora e citofonò. Lei si affacciò e vide quella gran folla intorno a tutta quella verzura. Pensò subito con gran sgomento che si trattasse di una cerimonia funebre. Poi però vide Ghigo, Marco, Tommaso e altri che si schiantavano dalle risate poco discosti dalla ressa. Al che realizzò. C’era da vergognarsi da qui a Ferragosto del 2020. Aprì il portone e disse a Alberto di salire. Questi fece una fatica oscena, non solo ad entrare tra le strette porte a vetri, ma anche a tenere fuori quei farabutti che gli stavano alle calcagna. Dovette agire con molta risolutezza, non risparmiando calci e sputi tra gli occhi. A quel punto, visto che in ascensore non ci entrava, fece tutto a scale, fino al sesto piano. Già al terzo però sentiva delle strane voci..., voci angelicate che parlavano di luoghi in cui scorrevano fiumi di latte e miele. Quando giunse al pianerottolo giusto Flora lo stava aspettando davanti alla porta d’ingresso: aveva le braccia incrociate e lo sguardo severo. Provarono a far entrare in casa quel bosco spinoso, ma non ci fu verso. E quindi venne deposto fuori casa. Flora commento: “A quello..., ci pensiamo dopo...”. Ad ogni modo Alberto fu fatto accomodare in salotto, e davanti ad una tazzina di caffè semifredda, ascoltò attentissimo le parole di Flora. Non aveva capito letteralmente un cazzo. Fu congedato dopo pochi minuti, accompagnato dalle solite parole di rito: “Sono molto lusingata...”; “Mi fa molto piacere che tu abbia pensato a me...”; “Sarei ben felice di accettare la tua proposta se...”. Insomma, per farla breve, un randellata mostruosa tra capo e collo. Ridiscese in strada velocemente. La folla si era diradata e solo gli amici restavano ad attenderlo. Scrutando il suo volto affranto, non gli dissero neanche una parola ed anzi lo presero sottobraccio e si avviarono verso il solito bar. Dal balcone Flora gli gridò: “Alberto, e il tuo mazzolino di rose?”. Al che questi rispose sottovoce: “Ma va a dar via i ciap, stronza”.

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