Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 4 ottobre 2012

Una mano lava l'altra e tutte due... imboscano il malloppo.

Una decina di giorni fa Michele Serra scriveva sulla prima pagina di Repubbica: "Io questo Franco Fiorito lo conosco. E lo conoscete anche voi. Lo abbiamo visto dietro il bancone di un bar. Alla guida di un autobus. Alla cassa di una pescheria. In coda all’ufficio postale. È un normotipo popolare italiano. Franco Fiorito, “er federale de Anagni”, è uno di noi. La parola “casta” è perlomeno fuorviante. Lascia intendere che esista un ceto parassitario alieno alla brava gente che lavora, quasi una cricca di invasori. Purtroppo non è così. Tra casta e popolo c’è osmosi, e un continuo, costante passaggio di consegne. Fiorito non nasce ricco e non nasce potente. Fiorito è un prodotto della democrazia. Molti italiani che oggi sbraitano contro la casta, ove ne facessero parte, sarebbero identici a Franco Fiorito, per il semplice fatto che sono identici a Franco Fiorito anche adesso. Non si cambia un paese se non cambia il suo popolo, non migliora un paese se non migliorano le persone, la loro cultura, le loro ambizioni. Il mito della “democrazia diretta” non mi cattura perché non tiene conto di un micidiale dettaglio: se a decidere direttamente chi dovrà rappresentarli sono i Franco Fiorito, eleggeranno in eterno Franco Fiorito".
A dare forza a quest'amara valutazione, anzi direi piuttosto a questa disarmante constatazione, giunge il Terzo Rapporto Eures sull'evasione fiscale: a 1.225 italiani - disseminati in 19 regioni, 94 province e 367 comunitatazione - è stato chiesto di dire, in base alla propria esperienza personale, chi evade di più e come. Il risultato è davvero imbarazzante, con punte di evasione fiscale che sfiorano il 90%. [leggi l’articolo de Il Sole 24 Ore]. Leggendo questi dati, a parte la rabbia violenta che ci assale, viene da chiedersi come fa a sopravvivere questo Paese. Un paese le cui carceri accolgono ogni genere di delinquente - per lo più disperati - , ma non un evasore fiscale, non fa che tagliare il ramo sul quale è seduto. Siamo ormai alla giustizia di classe e ci definiamo un paese civile. Il magistrato Bruno Tinti su Il Fatto Quotidiano raccontava un episodio indicativo al riguardo: «Il mio ex collega Davigo mi ha raccontato, tra il riso e il pianto, la sua esperienza americana. Visita al carcere di Pasadena. Il direttore gli spiega che lì sono detenuti i colletti bianchi e in particolare gli evasori fiscali. Davigo si sente un pezzente (in Italia, come ho detto, non si usa) e chiede con un filo di voce: “Perché, voi gli evasori fiscali li mettete in prigione?”. E il Direttore: "Certo. Hanno mentito al popolo americano"». Una bella differenza, vero? Viva l'Italia...

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