Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 11 ottobre 2012

Il cestino e la società civile

In una società civile il cestino non dovrebbe esistere...” (A.Jacomelli). Ieri pomeriggio, tornato a casa, ho preso la bicicletta e sono andato a fare una bella sgambata nel Parco del fiume Serio che si trova a pochi chilometri da casa mia. All’interno del parco ci sono alcune piste sterrate che seguono il corso del fiume e in diversi punti hanno attrezzato aree di sosta, zone d’avvistamento animali ed altro. Il tutto per rendere più fruibile alle persone la bellezza del parco medesimo. Ebbene ieri me ne andavo felicemente cullato dalle sonorità delle placide acque e dal profumo del bosco già carico di umidità autunnale, quando mi sono imbattuto nell’oggetto di cui in foto. Da lontano all’inizio ho visto solo il coperchio rosso: capirete, in un bosco la presenza di un oggetto così innaturalmente colorato non può che saltare all’occhio. Poi mi sono avvicinato e ho scoperto che si trattava di un cestino per la spazzatura. Orrore a dirsi, un raccoglitore di rifiuti nel fitto di un bosco, lontano dalla civiltà, lontano dalle tratte della nettezza urbana, lontano dagli uomini e dal loro consumismo irrazionale. In un luogo in cui sarebbe - o meglio dovrebbe essere - scontato non gettare alcun rifiuto per terra, qualcuno ha reputato necessario collocarvi un cestino. Evidentemente siamo arrivati al punto di pensare che non possa esistere un’area pic-nic, senza l’immancabile presenza del cestino per i rifiuti.
Avete mai dato un’occhiata al volto dei passeggeri che nei treni cercano disperatamente il portarifiuti? Sono angosciati, pronti a fare il diavolo a quattro col controllore pur di liberare le loro mani da quell’osceno fardello. E non trovandolo, o peggio scoprendolo ricolmo di ogni delizia, sono afferrati dalla voglia di aprire il finestrino e scaraventare il tutto fuori con molta rabbia, modello Fantozzi. Si trattengono non già per un ultimo residuo senso di civismo, ma solo e soltanto per non fare la figura dei vandali maleducati al cospetto degli altri passeggeri (la metà dei quali peraltro hanno i piedi sui sedili). In fondo - pensano molto opportunamente - far finta di scordarsi il rifiuto sotto il sedile è decisamente meno rischioso. E puta caso qualcuno li richiami all’ultimo c’è sempre pronta la risposta: “Come dice scusi? A no guardi, non è roba mia”. Ed ecco quindi il motivo del cestino nel bosco. Tornerò spesso in questo luogo e ne documenterò la storia. Fino a ieri si trattava di un piccolo angolo di paradiso, nascosto, anonimo, ci si passava davanti quasi per caso e senza accorgersi della sua esistenza nel contesto del parco. Da oggi è zona di sosta, affidata alla progredita civiltà…! E per quell’oggetto prezioso dal cappello rosso, che regala un tocco di classe al tutto, anche una robusta catena d’acciaio temperato per scoraggiare i malintenzionati. D’altra parte capirete, leggendo le pagine di cronaca giudiziaria di questi giorni, non c’è granché da fidarsi. Come diceva Antonio De Curtis, in arte Totò, “la prudentia non è mai troppo”. Viva l’Italia.

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