Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

domenica 23 settembre 2012

Tragedia sul Manaslu

Oggi purtroppo il blog è costretto a dare una brutta notizia. Nella notte tra sabato e domenica una valanga ha travolto e ucciso almeno tredici persone, impegnate in una spedizione himalayana per la conquista del Manaslu (8163 mt.). Tra di esse c'è anche Alberto Magliano, noto per essere stato il primo alpinista non professionista (e il secondo italiano dopo Reinhold Messner) ad aver conquistato le «Seven summits», le vette più alte di ogni continente. Assisteremo a breve, su tutti i mezzi d'informazione, al solito ritornello che sempre accompagna queste tragedie: sentiremo parlare di "montagna assassina", dell'opportunità o meno di consentire tali imprese, del perché di debba mettere a rischio la propria vita in alta quota ed altro ancora. Ormai abbiamo fatto l'abitudine a questi tipi di banalità. Chi ama la montagna conosce le risposte a tutte queste obiezioni, sa i rischi che si corrono, anche soltanto affrontando un sentiero. E sa anche che la bellezza della montagna attrae con forza irresistibile, è quasi una malattia la cui unica cura è non opporvisi. Ma chi non ha mai provato sensazioni d'alta quota non riuscirà mai a capire quanto davvero "il gioco valga la candela". Alberto Magliano scrive nel suo blog: «Ai tanti che in questi anni mi hanno chiesto cosa rappresenti la montagna per me ho sempre risposto che è, innanzitutto, il luogo della mia libertà. Libertà da tutto ciò che ci vincola, ci impedisce, ci limita, vorrei dire ci trattiene in basso. L’alpinismo così interpretato diventa una straordinaria attività di vita, molto più di uno sport, ma nulla a che vedere con un lavoro: un modo di vivere, forse addirittura una visione del mondo. Le migliori tra le guide alpine che conosco non riescono a vivere la loro professione come un mestiere: la vedono come la proiezione adulta di un’attività ludica, iniziata da ragazzi e miracolosamente trasformata in un lavoro di alta responsabilità». L'unica consolazione pensando alle vettime è considerare che sono morte facendo ciò che più amavano. leggi la notizia su Repubblica.it

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