Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

martedì 18 settembre 2012

Il Triangolo Lariano

Ai primi di aprile si decide di andare a fare il Triangolo Lariano. In effetti questo trekking era diventato un tormentone angosciante: ogni volta che si discuteva di possibili mete Robertino, scrutando assorto verso un orizzonte indefinito, saltava su dicendo: “Si potrebbe, vediamo un po’… ecco, si potrebbe andare a fare il Triangolo Lariano… già, proprio quello, partendo da Brunate…”. Seguiva immancabilmente un coro di dissenso. Qualcuno aggiungeva anche un leggiadro: “Piantala cialtrone”. E così quella primavera, finalmente si decide di accontentare il nostro compagno. Lorenzo prenota i posti in rifugio e si pianificano le tappe. Il giorno prima della partenza però Robertino da forfait: ha tosse e raffreddore. Siamo molto delusi: se non sarà dei nostri, continuerà a riproporre il Triangolo Lariano per i prossimi venticinque anni…!
Ci troviamo a Como, siamo in quattro: Alessandra, Salvo, Lorenzo ed io. Sul lungo lago pioviggina purtroppo. Con la funivia saliamo a Brunate e da qui proseguiamo seguendo le indicazioni per il Monte Boletto. C’è nebbia e non si vede neanche uno scorcio di panorama. Arriviamo al rifugio un attimo prima che si aprano le cateratte dal cielo. Fa freddo e a riscaldare l’intero edificio c’è una piccola stufetta sifilitica. Per passare il tempo ci attacchiamo alla fiasca del vino (una tremenda vinaccia…) e divoriamo un salame nostrano. A cena l’unico che riesce ad onorare la cucina di casa è Salvo, sfoggiando una “spazzola” davvero ragguardevole. Nelle camere fa un freddo atroce, ma alla lunga si riesce a prendere sonno. Qualcuno russacchia…, e Salvo commenta: “Che bel concertino…”.
Al mattino il cielo si è rasserenato e riprendiamo la marcia. Presso la Colma di Sormano ci incontriamo con Robertino, l’amico risanato all’improvviso. Risalendo il crinale ci si spalanca una visuale meravigliosa sul ramo del lago di Lecco, con la catena montuosa innevata a fare da sfondo. C’è molto vento, vento freddo. Proseguiamo il cammino, sfiliamo sotto le pendici del Monte San Primo (a qualche chilometro ci sarebbero da vedere le sorgenti del fiume Lambro…) e poi giù verso le sponde del lago. Nel primo pomeriggio siamo a Bellagio. C’è una folla chiassosa di turisti, soprattutto anglosassoni. Diventiamo subito insofferenti. Traghettiamo su Varenna e da qui ognun per se e Dio per tutti. Amen.

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