Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

mercoledì 4 aprile 2012

Milano come Venezia

Venerdì scorso Lorenzo ed io siamo andati alla Clinica Buzzi per fare visita a Silvietta e al Profeta e alla loro bella Gaia, nata il giorno prima. Dalla stazione di Porta Garibaldi abbiamo fatto il tratto di strada a piedi fino all’ospedale. Circa due chilometri. Prima che Lorenzo mi raggiungesse ho chiesto ad un paio di persone indicazioni stradali: tutte mi hanno detto che non era materialmente possibile recarsi colà a piedi. Primo perché c’erano i lavori stradali; secondo perché era umanamente troppo lontano. Due chilometriiii. Ormai non siamo più abituati a camminare, né tantomeno a stimare le distanze. Due chilometri in fondo corrispondono a meno di mezz’ora di strada. Venti minuti a passo svelto. Ad ogni modo la passeggiata, così come paventato, ci ha mostrato un panorama a dir poco raccapricciante. La foto racconta molto più di quello che si possa scrivere. Dopo la visita Lorenzo ed io ci siamo concessi un aperitivo in Corso Como, a detta di molti, uno dei luoghi più suggestivi di Milano. Sono rimasto molto perplesso guardando la prospettiva che si apriva in direzione Garibaldi: una selva di torri, grattacieli e altre costruzioni stanno letteralmente chiudendo l’intero spazio visivo. Si avverte come un senso di claustrofobia molto forte. Quasi da voltastomaco. Ma io probabilmente non faccio testo essendo un antimodernista da strapazzo. Ad ogni modo, tornato a casa, ho fatto un paio di ricerche su alcuni siti ed ho scoperto, o meglio ho riscoperto, che Milano un tempo (almeno fino al primi anni ’20) era una città assai fascinosa, con una viabilità tutta incentrata sull’elemento acquatico.Vi erano i navigli che conosciamo oggi (Grande, Pavese, Martesana), ma anche una cerchia interna che giungeva a pochi passi dal Duomo. E poi, oltre alla Darsena, c’erano dei laghi che fungevano da porti (Laghetto di Santo Stefano – zona Università Statale; Laghetto di San Marco – zona Brera). Sotto il dominio austriaco dal Lago Maggiore, passando per Milano, si poteva giungere fino a Venezia. Se tornassimo per incanto a quei tempi probabilmente il raffronto più prossimo che ci verrebbe da fare sarebbe proprio con Venezia. E sicuramente non riconosceremmo quasi per nulla la fisionomia della città attuale. Nelle vecchie foto bianco e nero d’archivio vi sono raffigurati pescatori, bagnanti, barche di gitanti, nuotatori, canoisti. C’è un’atmosfera incantata vagamente da belle époque, come se le alzaie facessero un po' il verso ai grandi fiumi europei. Scrive Gianluca Macis del blog “Vecchia Milano.wordpress.com”: «I falchett come gli apaches, le lavandaie al posto delle sartine, i trani (le osterie, così chiamate dal pesante rosso di Trani che vi si mesceva e tranat era l'ubriacone; servivano anche piatti pronti, busecca, trippa, coi fagioli o le cotenne, cassoeula, bottaggio di verze, o fritto di rane), invece dei bistrot. Per decenni porta Cicca o porta Cinesa restò l'epitome della Milano popolaresca e malandrina, coi suoi personaggi coloriti, le canzonacce sguaiate o stringicuore, le cappellette illuminate su ogni cantonata, gli artigiani e gli artisti dei vicoli e delle corti». Ecco, Milano era questo prima che l'asfalto ricoprisse tutto, interrando ciò che era stata la sua anima dall'epoca dei romani. Ed ora quest'anima non ce l'ha più: e tutto ciò in virtù del progresso e a favore della viabilità automobilistica. L'ultimo carico su imbarcazione di cui si ha notizia risale al 1978. Era una barca che trasportava sabbia da costruzione sul Naviglio Pavese. Abbiamo trasformato una città concepita a misura d’uomo, bella e poetica, in una megalopoli chiassosa, asfissiata, brutta e invivibile. Concepita solo per il lavoro. E di fatti quando non si lavora i milanesi l'abbandonano quasi di corsa. Auguri.

1 commento:

  1. Io di Milano conosco molto poco, per dire i Navigli ancor non li ho visitati, ma concordo sul fatto che molte delle città di oggi perdono la sfida se messe di fronte a come eran in tempi passati...non solo Milano... e anche se a differenza di te io mi appassiono di fronte a qualche costruzione moderna, sò bene che per gente come noi che amano le cose genuine e i gesti pieni di significato queste vecchie immagini in bianco e nero trasmettono più vitalità di quelle di oggi a colori.

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