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Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

martedì 13 dicembre 2011

Impariamo dagli indigeni delle Isole Andamane

Cari amici, devo confesservi che ultimamente la situazione economica comincia a stancarmi: se prima le notizie sull'aumento dello spread, sui tassi dell'inflazione e sui dati sulla produzione mi perplimevano (per dirla alla Bonolis) ora, senza essere falso moralista, mi hanno proprio rotto le palle. Ma com'è che per millenni l'umanità ha potuto fare a meno di questi cialtroni delle Borse ed ora invece dipende tutto da loro. Ma si può mettere nelle mani di questi affaristi da strapazzo le sorti dell'umanità? E ancora, ma ci voleva un consiglio di facoltà (per autorevole che sia) per aumentare l'Iva, la benzina e per fottere pensionati e povera gente??? Non so che dirvi! In più ho fatto anche il conteggio pensione messo on-line dal Corriere della Sera: sono scoppiato a ridere senza averlo deciso prima.
Ad ogni modo una speranza c'è: fare come fanno gli indigeni delle Isole Andamane.
"Questa settimana voglio raccontare degli indigeni delle Isole Andamane. Che c’importa di costoro, dirà il lettore, nel momento in cui l’Occidente attraversa una crisi che potrebbe farlo crollare da un momento all’altro? Ci può interessare come utile confronto con una comunità che ha preso una strada opposta alla nostra. Le Andamane sono divise in due parti. Una turisticizzata, «civilizzata», con tutto ciò che ne consegue. In altre, poche, isole vivono indigeni che non hanno mai voluto integrarsi, scientemente, nel modello egemone. Appartengono alla categoria, ormai in via di estinzione, di quei popoli che noi chiamiamo presuntuosamente «primitivi» e i tedeschi, più correttamente "naturvolker" (popoli della Natura). Questi andamanensi non sono affatto scorbutici, semplicemente non vogliono che qualche rompiscatole arrivi con la pretesa di cambiare i loro equilibri millenari". continua a leggere l’articolo di Massimo Fini

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