Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

lunedì 26 luglio 2010

Dove andate in ferie....?

Buongiorno amici,

Oggi è una magnifica giornata e le vacanze sono sempre più vicine: a proposito dove ve ne andrete ad agosto? Al mare, in montagna, trekking, bici…coraggio, sparate!
Io per ora ho in programma solo montagna (Valle d’Aosta e Trentino), e forse tre - quattro giorni al mare. E’ strano sto fatto: amo tanto il mare, molto di più della montagna, ma ogni anno mi ritrovo su sentieri d’alta quota. Boh, forse è perché ricerco l’avventura….ed i lettini sulla spiaggia hanno molto poco d’avventuroso, a parte la lettura dei giornali di gossip.
Vi lascio con un piccolo aneddoto: la notte passata ero di turno in emergenza. Prima chiamata su paziente cardiopatico. Niente, non ne vuole sapere di venire all’ospedale. Insistiamo per quasi un’ora. Niente di niente. Poi all’improvviso arriva la nipote: e che nipote, direi. Gli faccio: “dì un po’ Mario, ma quella è tua nipote?”. “E sì, è l’unica cosa bella che ho”. “E ti pare giusto farla stare in pena?”.
Poi prendo la ragazza a quattrocchi e le chiedo di provare a convincere il nonno a seguirci. Morale, in tre minuti il paziente si decide.

Ya.

domenica 25 luglio 2010

Ospitalità fino all’estremo

Quando frequentavo l’università avevo una casa in affitto a Sesto San Giovanni con altri due amici. Fu un periodo straordinario anche se il rendimento degli studi crollò sotto il limite di guardia: tre esami in due anni. L’abitazione, sita al piano rialzato, dava sulla strada. Il portone d’ingresso era diventato un optional: si entrava direttamente dalle finestre. Una sera arrivarono i Carabinieri avvisati da alcuni condomini che, vedendo diversi figuri saltare dalle finestre, credettero che si trattava di una rapina. L’episodio non ci sconvolse più di tanto e dunque ogni sera continuò la baldoria: era un happening senza sosta. Una mattina venne a casa Mirko e mi disse senza mezzi termini: “stasera devi lasciarmi libera la casa. C’ho una tipa per le mani!”. Io ho sempre considerato l’ospitalità sacra e dunque ho accettato ponendo una sola condizione, quasi paterna: “d’accordo, però prima me la presenti, portala qua oggi pomeriggio”. Intorno alle 17.00 si presentarono tutti e due. Dopo due chiacchiere misi la moka sul fuoco e mi allontanai per un momento. Qualche istante dopo sentii un soffio violentissimo. Mi affacciai in cucina e tutto ciò che apparve sotto il mio sguardo era ricoperto di polvere di caffé sparata dalla moka a cui avevo dimenticato di mettere il filtro. Anche Mirko e la ragazza erano completamente anneriti e non avevano neanche la forza di dire mezza parola. Io scoppiai a ridere come un idiota e dissi: “porca miseria, ora mi tocca ritinteggiare i muri!”. E aggiunsi: “si però, visto che ti presto la casa, tu poi vieni a darmi una mano, d’accordo!”. Dopo qualche anno la ragazza sarebbe diventata sua moglie. (Da "Considerazioni sullo stato dell'Umanità").

sabato 24 luglio 2010

Il valore delle cose

Qualche giorno fa ero all’Iper-coop per compere. Come al solito c’era una folla selvaggia ed isterica, fatta di persone che si urtavano e si spingevano senza guardarsi neanche in faccia. Un tempo almeno se qualcuno ti centrava con il carrello, c’era subito una rincorsa di sguardi e se l’incidente era involontario ci si scusava; al contrario se la cosa era avvenuta con l’intento di fare male lo sguardo era di sfida e significava: “l’ho fatto a posta: l’hai capito, vero?”. Oggi invece questi scontri più o meno voluti avvengono non più tra persone, ma tra l’individuo ed il suo punch-ball da shopping. Di questi tempi infatti le folle non si recano più ai supermercati con l’intento di fare compere – quello ormai è lo scopo secondario - ma con l’idea di sfogare la propria carica repressa. Ed il tutto avviene in una escalation di violenza: si parte dalla bellicosa ricerca del parcheggio – sempre pieno anche al mattino – condita con improperi e tentativi di investimenti ai danni dei pedoni; continua con la corsa all’accaparramento del carrello, con tanto di gomitate – anche ad altezza volto - per saltare la fila; ed infine termina con l’ingresso trionfale tra i corridoi del supermercato, da dove comincia la ricerca del proprio obiettivo-punch-ball. Il resto è cosa ben nota. L’altro giorno ero appunto in questo girone di dannati quando sono stato attratto da alcuni banconi sui quali troneggiava un cartello: “Tutto a 1 euro”. In vendita vi erano oggetti di ogni genere ed utilità e tutt’intorno si aggiravano come squali acquirenti elettrizzati che afferravano con rabbia articoli a ritmo continuo, li guardavano con disgusto e poi li ributtavano con disprezzo nella mischia. Il tutto avveniva come se a tali oggetti in iper-saldo fosse stato tolto ogni valore e dignità: come se per il fatto che costassero poco, valessero poco: anzi non valessero proprio niente. Improvvisamente sono stato rapito dalla scena da un clangore roboante. Qualche decina di metri più in là c’era un altro bancone con pentolame vario in vendita. Un altro cartello recitava: “Vendita a peso”. Anche in questo caso c’era una gran folla intorno al bancone, ma a differenza della scena precedente che avveniva per lo più in un silenzio irreale, qui il caos era totale: le persone potenzialmente interessate all’acquisto afferravano tegami, pentole, casseruole, le scrutavano con un misto di scetticismo e disgusto – subodorando eventuali fregature – e le scagliavano nuovamente sul bancone, pronte ad afferrare qualche altro oggetto. Il tutto avveniva in un frastuono metallico agghiacciante: sembrava di essere ad un concerto di un percussionista impazzito. Quando la confusione ha raggiunto il parossismo il Direttore del supermarket ha abbandonato la sua postazione di comando, si è avvicinato alla scena ed ha esclamato, un tantino adombrato: “signore, signore: e che cazzoooo…ehm scusate, volevo dire e che cavolo. Fate piano, ci state sfasciando il negozio!”. L’intervento ha registrato un’efficacia di 3 minuti netti: dopo di che la battaglia è ripresa più virulenta di prima. A fine giornata si sono contati 3 feriti di cui uno grave! L’arma impropria più utilizzata pare sia stata la padella lionese in ferro.
(Da "Pillole di saggezza - ed altre amenità").

Il terzo cavaliere

Un tempo vivevo con due amici in una piccola abitazione a Sesto San Giovanni. Condividevamo quasi tutto, sebbene fossimo profondamente diversi. Tommy era uno sportivo maniacale, salutista/igienista al limite del patologico e grande studioso: era uno dei migliori del suo corso universitario di storia. Davide, al contrario, non era per niente portato per l’attività fisica, salvo il calcio di cui andava pazzo - spesso costringeva Tommy e me ad assistere ai suoi “calci di punizione” indirizzati nella piccola porta della sua stanzetta e possibilmente si aspettava che noi esultassimo convintamene ai suoi gol - beveva e fumava abbondantemente e non gli importava gran che né della pulizia della casa né dell’integrità dei cibi che consumavamo, e ancor di meno di condurre una vita regolare. Il mio modo di vivere si collocava in quel periodo a metà strada tra i due. A quel tempo eravamo tutti e tre single ed in cerca di avventure. Un giorno Tommy andò in biblioteca a studiare ed uscendo ci disse: “e piantatela di fumare e bere! Fate come me: aglio fresco! Ecco cosa ci vuole per cominciare bene la giornata: non c’è niente di meglio che una bella testa d’aglio da sgranocchiare”. Davide ed io lo guardammo disgustati. Capitò che quella volta in biblioteca si sedette davanti al nostro la ragazza dei suoi sogni, quella che non gli faceva chiudere occhio e che da sempre corteggiava disperatamente. Ed avvenne anche un fatto eccezionale: fu lei a cominciare un timido approccio. Tommy non credeva ai suoi occhi: era l’occasione che aspettava da tanto tempo. Cominciò a parlarle con insolita tranquillità, senza dar a vedere la sua agitazione: era al colmo della felicità. Improvvisamente però la ragazza portò la mano destra a protezione del naso e fece una smorfia. Tommy non si accorse di niente e continuò a scolarle addosso parole. Ad un tratto la ragazza si alzò, prese i suoi libri e quaderni e disse: “scusami, ma proprio non resisto: ma cosa hai mangiato oggi?”. Tornato a casa Tommy fece volare in pattumiera tutto l’aglio (2 kg. abbondanti) che aveva nella dispensa e decise che, se proprio era il caso, lo avrebbe assunto in comode compresse. Qualche tempo dopo Tommy e Davide mi comunicarono una notizia: “stasera vengono a cena da noi due nostre amiche e portano con loro una ragazza: ci manca il terzo cavaliere”. “Ehi non facciamo scherzi – dico – non è che mi rifilate il solito rospo?”. “Ma scherzi – risponde Davide – è davvero una bella ragazza!”. Verso le 20.00 suonò il citofono e salirono le tre: la prima, quella di Tommy era tutto sommato passabile, sebbene denotasse un accenno di cifosi; la seconda, quella di Davide, era piuttosto carina; la terza, la mia, era una vera pantegana! Passai tutta la serata in un silenzio imbarazzante. Quando andarono via le ragazze feci i conti con i miei due amici: a momenti venivamo alle mani. Un paio di giorni dopo Tommy: “che ne dici se invitiamo ancora una volta le ragazze a cena? Tiziana dice che vorrebbe cucinarci qualcosa lei!”. “Scordatelo, io non ci sono!” rispondo. “Andiamo – insistette Davide – se non ci sei tu non vengono: lo sai che sono in tre!”. “Non se ne parla nemmeno. Chiuso!”. “Ti assicuriamo che è l’ultima volta!”. “Beh, ok se è l’ultima volta”. Fatto sta che non fu per niente l’ultima volta: in una maniera o nell’altra riuscivano sempre a mettermi in mezzo. Alla fine escogitai un sistema: cominciai a presentarmi a cena senza aver fatto la doccia, indossando magliette con evidenti macchie di sugo e tra un ragionamento e l’altro non mi facevo mancare di digerire forte! Andò a finire che le ragazze non si presentarono più a casa: Tommy e Davide le cercarono ancora, ma non ebbero risposte. L’unica che continuò a chiamare per diversi mesi fu la mia, e chiedeva di me. Dovetti andare alla SIP per far cambiare il numero di casa.
(Da "Considerazioni sullo stato dell'Umanità").

La Traversata dell'Elba

Da Cavo a Pomonte lungo il sentiero che volge ad occidente

La gente è il più grande spettacolo del mondo.
E non si paga il biglietto

Charles Bukowski
Giugno 2010

Nei momenti fugaci in cui la notte cedeva il passo all’alba, cominciarono ad udirsi i richiami dei gabbiani, ripetuti, forti a tratti urlati fin dentro le finestre. Dalle imposte appena socchiuse la luce tenue del mattino illuminava la stanza silenziosa, disordinata: ovunque si vedevano indumenti, scarponi, borracce, bastoncini da trekking, zaini. Erano gli ultimi momenti di calma che precedevano l’inizio dell’avventura.
Anche quella notte avevo dormito poco e male: d’altra parte non era una novità. Ogni notte che precede l’inizio di un viaggio riserva ormai da tempo lunghe veglie in attesa del giorno.
Mi alzai su di un fianco e cercai di guardare fuori dalla finestra: non si vedeva granché con quelle imposte appannate. Era ancora troppo presto per svegliare i compagni. Andai in bagno e mi affacciai alla finestra: il cielo era gremito di gabbiani che compivano volute concentriche seguendo le correnti ascensionali. Alcuni sembravano sfidarsi in manovre sempre più ardite in un gioco di abilità e coraggio. Era davvero uno spettacolo affascinante, nonostante quei versi ripetuti e sgraziati. Improvvisamente comparve un’ordinata formazione di rondoni che fendette l’aria a gran velocità e scomparve dietro il caseggiato. L’inseguii con lo sguardo fin dove potei: la scena mi ricordò il passaggio delle Frecce Tricolore sui cieli di Bergamo in occasione della Festa degli Alpini. Poi ancora, da altra direzione, tornarono con un volo radente, ancora più stretti: si trattava evidentemente di una tecnica di caccia. Li ammirai a lungo respirando forte l’aria fresca del mattino che spirava dal mare.
Tornando a letto in punta di piedi, osservai gli amici ....
Yanez
Il testo completo lo trovi qui: